Perigord Noir

200 milioni di anni fa, la terraferma dell'attuale Perigord non esisteva ed era interamente ricoperta dalle acque marine. Lentamente a mano a mano che passava il tempo un gran numero di sedimenti si accumularono sul fondo del mare, trasformandosi in uno strato di roccia calcarea. In seguito, per effetto dei movimenti della crosta terrestre, quello che diventerà il continente europeo iniziò ad emergere dalle acque. Si formarono grandi falesie scavate dall'incessante moto delle onde. Circa 100 milioni di anni fa l'acqua iniziava a scavare le valli e infilandosi nel sottosuolo creava nello strato di roccia calcarea innumerevoli fiumi sotterranei. Questa in sintesi è la storia geologica del Perigord e da questa particolare genesi del territorio rimangono tracce in alcuni straordinari siti naturalistici. Ed è proprio da uno di questi luoghi molto particolari che inizia la visita del Perigord.

Il Gouffre di Padirac è considerato la curiosità geologica più importante di Francia. Purtroppo, essendo molto rinomato, è frequentatissimo dai turisti; all'ingresso c'è una lunga fila e ci vogliono circa due ore per prendere i biglietti. Dall'esterno il Gouffre si presenta come un buco praticamente cilindrico di una trentina di metri di diametro ed una profondità di quasi cento metri. Fu originato dai fenomeni carsici. Con il tempo l'acqua produsse una grotta sotterranea di vaste dimensioni il cui soffitto finì per sprofondare. Per permettere la discesa fino in fondo alla voragine sono state costruite delle scale in ferro ed un ascensore. Decido di scendere a piedi per godermi lo spettacolo. Arrivato in fondo, guardando all'insù si può vedere il cielo e la vegetazione intorno all'apertura. Alcune passerelle portano ad una scaletta che scende in una fenditura della parete. Si oltrepassa una piccola sorgente sotterranea e ci si ritrova a centotre metri sotto il livello del suolo. Si percorre un camminamento che segue il piccolo ruscello e finalmente si arriva ad un lago sotterraneo. Qui c'è l'imbarcadero dal quale partono le barche che ci permetteranno (dopo circa un'ora di coda) di attraversare il lago. Sull'altro lato ci aspetta una guida che ci accompagna alla scoperta della parte più profonda della grotta. Si risale poi lungo la parete della piccola valle sotterranea fino al lago superiore, un invaso di acqua formato dal calcare, e attraverso una piccola apertura nella parete ci si ritrova sopra il lago navigabile. Ovunque vi sono formazioni calcaree anche di dimensioni gigantesche. Impressionante e da non perdere.

Il mattino seguente riprendo la strada in direzione della valle della Dordogna. Passo in prossimità di Rocamadour che decido di visitare. Situata nella valle dell'Alzou, vi fu citata l'esistenza di una cappella già all'inizio del XII secolo. A metà dello stesso secolo si racconta che vi sia stato il primo miracolo e da quel momento la piccola cittadina crebbe d'importanza. La cittadina è composta da un'unica strada con una fila di abitazioni su entrambi i lati. Più in alto ci sono gli edifici religiosi ed il tutto è sovrastato dal castello. Rocamadour fu costruita rispecchiando i tre ordini della civiltà medievale: in basso i lavoratori laici, in mezzo il clero e sopra i cavalieri ed il signore. Delle fortificazioni medievali sono rimaste le quatto antiche porte. Il castello, gli edifici religiosi, come probabilmente anche quelli civili furono ristrutturati e in gran parte ricostruiti nel XIX secolo. Infatti, con la fine dei miracoli e dei pellegrinaggi la cittadina perse di importanza, fu quasi totalmente abbandonata e cadde in rovina. La passeggiata nel centro storico è piacevole. Ovunque vi sono negozi per turisti, ma a fianco delle solite inutili cianfrusaglie ci sono anche parecchi negozi che propongono i prodotti alimentari caratteristici della zona: biscotti di vario genere e "foie gras". Per raggiungere il castello si possono utilizzare i due ascensori. Dalla cima delle mura il panorama è emozionante. Ai miei piedi si estende il piccolo borgo e tutta la vallata, con le imponenti falesie di roccia calcarea. Scendo utilizzando il sentiero della via crucis fino alla zona delle chiese. Particolarmente interessante l'antica cappella romanica del XII secolo. Si scende poi utilizzando lo scalone monumentale (che i pellegrini salivano inginocchiati) fino al borgo.

Nel pomeriggio raggiungo la valle della Dordogna che tra le altre cose è ricchissima di castelli. L'elevato numero di castelli presenti nella vallata della Dordogna è legato anche al fatto che questa fu, durante la guerra dei cent'anni, zona di confine tra i possedimenti del re d'Inghilterra e la Francia.

La prima tappa è la visita al castello di Fénelon, che fu costruito nel XV - XVI secolo intorno ad un "donjon" del XIII secolo. Dotato di doppia cinta di mura, il corpo abitativo si sviluppa intorno ad un piccolo cortile. L'ho trovato molto piacevole da visitare. Il più illustre rappresentante della famiglia Fénelon fu l'arcivescovo di Cambrai, autore tra l'altro di "Le avventure di Telemaco", testo nel quale i suoi contemporanei videro una critica all'assolutismo della monarchia francese di fine XVII secolo.

Seguendo il corso della Dordogna sono passato da Castenaud-la-Chapelle, piacevole borgo medievale dominato dal castello. Si tratta di una fortezza imponente, edificata su uno sperone roccioso. Il primo castello di Castelnaud fu costruito nel XII secolo e distrutto durante la crociata contro i catari. Ricostruito nel XIII secolo, fu spesso in mano agli inglesi durante la guerra dei cent'anni. Modificato più volte e adattato all'uso delle armi da fuoco fu utilizzato fino al XVIII secolo. Oggi è ben restaurato ed ospita un interessante museo della guerra nel medio evo. Dall'alto delle mura si può osservare il panorama della valle della Dordogna, con il fiume che serpeggia in mezzo alla verde pianura.

Alla fine del XV secolo i signori di Castelnaud, reputando la loro fortezza troppo austera e inadatta alle mutate esigenze, fecero costruire una lussuosa dimora in stile rinascimentale nella pianura: il castello di Milandes. Dopo varie vicissitudini, tra cui un lungo periodo di totale abbandono alla morte dell'ultimo signore di Castelnaud, il castello divenne, a metà del XX secolo, di proprietà di Joséphine Baker. Attrice, ballerina e cantante, fu una delle maggiori artiste degli anni 30 - 40 e 50 del secolo scorso. Acquistò il castello nel 1947 e lo fece completamente restaurare per abitarvi stabilmente. Oggi il castello di Milandes ospita un museo alla memoria di questa grande "étoile" del "music-hall".

Il giorno seguente continua la visita della valle della Dordogna e dei suoi castelli. Di tutti i castelli che ho visitato nel Perigord, il castello di Beynac é quello che ha conservato meglio il suo aspetto medioevale. Si tratta di una fortezza austera e minacciosa, costruita sulla roccia che domina il piccolo borgo. Dalla parte della parete rocciosa la posizione geografica è sufficiente a dissuadere eventuali tentativi di assalto; sul lato a monte viceversa si trovano tutte le difese dei castelli medievali: fossato, barbacane, doppia cinta muraria merlata, caditoie e feritoie. La parte più antica è un maestoso "donjon" in stile romanico costruito nel XII secolo. Il corpo di fabbrica più vicino allo strapiombo fu edificato nel XIV secolo ed è ingentilito da un serie di belle finestre a bifora. Per le sue particolarità questo castello è stato più volte utilizzato come set cinematografico di film ad ambientazione storica. Se lo visitate non dimenticate si salire in cima alla torre a vedere lo stupendo panorama.

Terminata la visita del castello si fa strada verso Domme. Qui, alla fine del XIII secolo, durante la crociata contro i catari, fu edificata per volere del re di Francia una "bastide" cioè una città fortificata, situata in cima ad una parete rocciosa. Durante la guerra dei cent'anni fu alternativamente in mano agli inglesi e ai francesi. Il suo periodo di massima prosperità fu nel XVII secolo dopodiché si avvio ad un lento declino, ed è questo che l'ha preservata quasi intatta fino ai giorni nostri. Accedo alla cittadella dalla Porta delle Torri. All'interno, c'è un reticolo di stradine perpendicolari, ma solo quella centrale è piena di negozietti. Salendo la strada si arriva alla piazza del municipio e più avanti al belvedere dal quale si può osservare il panorama della Dordogna che scorre 150 metri più in basso. Sulla piazza, di fronte al municipio si trova l'antico mercato del XVII secolo. Qui si trova l'ingresso della grande grotta, con colonne, stalagmiti e stalattiti, che si estende in tutto il sottosuolo della città. Ultimamente sono stati realizzati importanti lavori che permettono di visitare la grotta in tutta tranquillità.

Nel pomeriggio ho visitato Sarlat. Questa città storica è rinomata per il gran numero di palazzi risalenti al periodo medievale e rinascimentale (XIII - XV secolo) ottimamente conservati. Inoltre, nella città vecchia vi sono molte stradine e piazze pittoresche. Molto particolare la Lanterna dei Morti, risalente al XII secolo e che si trova dietro la cattedrale dove anticamente c'era il cimitero dei monaci benedettini. Si tratta di una costruzione cilindrica, semplice e totalmente spoglia da decorazioni. Le lanterne dei morti erano destinate ad ospitare al proprio interno una lanterna che si supponeva potesse guidare i morti.

Il giorno seguente lascio la valle della Dordogna e mi dirigo verso la valle della Vézère, soprannominata la "Valle dell'Uomo". Si tratta di una regione ricchissima di tracce della preistoria. L'elevato numero di reperti preistorici in questa regione è dovuto al fatto che qui erano presenti, durante l'ultima glaciazione, un gran numero di insediamenti umani favoriti anche da alcune particolarità morfologiche del terreno. I movimenti tettonici che portarono la regione ad emergere dal mare, non avvennero in maniera continua e regolare ed il movimento incessante delle onde scavò nelle pareti di calcare delle lunghe incisioni orizzontali che furono poi utilizzate dagli uomini preistorici come rifugio. Posti in posizione leggermente sopraelevata permisero di proteggersi dagli animali feroci e dalle intemperie. Alcuni rifugi furono utilizzati nel medio evo e oltre.

Il primo luogo che visito è la "Roque Saint-Christophe". Situata nei pressi di una piccola ansa del fiume, si tratta di una parete di calcare lunga un chilometro e alta ottanta metri. Gli elementi naturali scavarono qui un gran numero di cavità ed una grande terrazza. Fu utilizzata continuamente fin dalla preistoria e la scanalatura è talmente ampia che durante il medioevo al suo interno venne costruita una piccola cittadina. Si trattava di un insediamento fortificato, sede amministrativa della regione. Purtroppo ora non rimane nulla di questo periodo perché alla fine del medioevo la città fu progressivamente abbandonata. Durante le guerre di religione il sito servì da rifugio ai protestanti  ed il re di Francia ne ordinò la distruzione.

A poca distanza si trova un altro luogo, che seppur meno esteso, è per certi versi simile e che ha avuto all'incirca la stessa storia. Si tratta del villaggio trogloditico della Maddalena. Questo sito è particolarmente interessante perché conserva ancora alcuni edifici, tra cui la piccola chiesa, del periodo medievale. Situato su uno strapiombo sulle rive della Vézère questo luogo fu utilizzato fin dalla preistoria. Infatti furono ritrovati, nella seconda metà del XIX secolo, un numero particolarmente elevato di reperti archeologici. La fattezza degli strumenti ritrovati presenta caratteristiche tanto particolari da aver portato alla definizione del periodo Magdaleniano, che copre il periodo compreso tra 18.000 e 10.000 anni fa, verso la fine dell'ultima glaciazione.

A poca distanza si trova la casa forte di Reignac. Si tratta dell'unico castello-falesia ancora visitabile della regione. La dimora è interamente ricavata all'interno della parete calcarea. Nel XIII secolo venne edificata la facciata di pietra nella parte frontale, realizando così un rifugio sicuro contro eventuali scorribande di predoni e bande armate mentre le grotte superiori, poste ad una quarantina di metri d'altezza, costituivano un posizione difensiva inespugnabile. Non si tratta ovviamente di un vero e proprio castello; originariamente la costruzione era semplice, probabilmente senza aperture, ma all'inizio del XVI secolo vennero aperte una serie di finestre, alcune a crociera, che ingentiliscono l'edificio. I signori di Reignac dipendevano dai signori della città trogloditica della rocca di Saint Christophe.

Il pomeriggio è stato dedicato alla visita di Commarque, che si trova nella piccola vallata della Beune. Oggi gli edifici di Commarque sono in rovina, molti completamente crollati. Qui, nel XII secolo fu costruito un torrione dagli abati di Sarlat. Ben presto, a fianco del Torrione, le famiglie influenti della regione costruirono delle case-torri. Nel XII secolo il piccolo agglomerato era composto della torre originaria, da un corpo abitativo, dalla cappella e da alcune case-torri: era il castrum di Commarque. Le varie famiglie che possedevano le dimore di Commarque erano in competizione per il possesso delle terre e dei diritti di giustizia su di esse. Lentamente, tuttavia, i castellani del torrione originario acquistarono il possesso delle varie strutture riunendo l'insieme in un unico castello. Durante la guerra dei cent'anni il sito fu rinforzato con la cinta muraria, la torre fu rialzata e dotata di una serie di caditoie. Il castello cadde comunque in mano agli inglesi, e da allora inizio il declino della famiglia che lo possedeva. Nel XVI secolo la regione intorno al castello comincia ad essere abbandonata dalle varie famiglie della piccola nobiltà. Nel XVI secolo la famiglia dei Beynac di Commarque si schierarono con i protestanti. Il castello venne assediato e parzialmente distrutto. Infine, all'inizio del XVII secolo moriva l'ultimo discendente della famiglia e da allora il castello iniziò a cadere inesorabilmente in rovina.

La mattinata seguente ho visitato il castello di Puymartin. Anche questo castello fu costruito dagli abati di Sarlat nel XII secolo. Quasi interamente distrutto durante la guerra dei cent'anni il castello fu ricostruito nel XV secolo fondando una nuova signoria con l'intento, tra l'altro, di limitare la potenza dei signori di Commarque. I signori di Puymartin si schierarono dalla parte dei cattolici durante le guerre di religione e i loro successi contro i protestanti fruttarono loro ricchezza e notorietà. Risparmiato durante la rivoluzione francese, il castello è stato ristrutturato e abbellito varie volte, l'ultima nel XIX secolo. Il castello appartiene ancora oggi ai discendenti della famiglia che lo fece edificare nel XV secolo. Questo castello è soprannominato "il castello della Dama Bianca". La legenda narra che il signore del luogo fece imprigionare la moglie fedifraga nella torre. La povera donna visse tutta la vita in una stanza con la porta murata e, ogni giorno, dalla finestra poteva vedere il suo amato penzolare dai rami di un albero del giardino. Alla sua morte, il marito ritenendola indegna di sepoltura, la fece murare nella parete della torre. A seguito delle varie trasformazioni del castello non è oggi possibile fare delle ricerche per sapere se la legenda corrisponda a realtà o se sia inventata. Il castello è interamente arredato e molto bello da visitare.

La tappa seguente è il rifugio sotto roccia di "Cap Blanc", che è ritenuto uno dei maggiori capolavori della scultura parietale monumentale del paleolitico. Scoperto all'inizio del secolo scorso è un sito interessante per via delle sculture realizzate in alto rilievo sulla parete del rifugio che si susseguono a formare una banda lunga una decina di metri. Alcune, di dimensioni notevoli sono realizzate con particolare attenzione ai particolari. Furono realizzati cavalli, bovidi preistorici e altre figure non identificabili. Le sculture furono probabilmente eseguite con attrezzi di selce, alcuni dei quali furono ritrovati nel riparo insieme allo scheletro di una giovane donna. Questo rifugio ha la caratteristica di riunire in un unico luogo arte rupestre e abitazione, fatto inusuale per l'arte preistorica realizzata prevalentemente in fondo a grotte dove gli uomini non risiedevano.

In seguito sono andato al Riparo di Cazelle. Abitato fin dalla preistoria, trasformato in fortezza nel medio evo e in luogo di abitazione in seguito, una famiglia di agricoltori vi abitò fino alla seconda metà del secolo scorso. Oggi è trasformato in un parco ludico - istruttivo. Seguendo il percorso segnalato si attraversano le ricostruzioni dei vari ambienti e periodi storici. Si sale fino alla terrazza rocciosa per ridiscendere all'antica dimora trogloditica recentemente restaurata. Una piacevole visita sopratutto per i bambini.

la scoperta dell'arte preistorica continua con la visita delle grotte di Bara-Babhau e dello Stregone. Entrambe contengono grandi quantità di incisioni realizzate dagli uomini preistorici. La maggior parte sono appena riconoscibili perché nel corso dei secoli le incisioni si sono sovrapposte anche più volte. Nella maggior parte dei casi è necessario che le guide indichino i contorni delle figure con una lucina. Le incisioni rappresentano simboli geometrici (rette, rettangoli e triangoli) e animali (prevalentemente bisonti, tori, renne e cavalli). Una delle pochissime rappresentazioni antropomorfe si trova nella Grotta dello Stregone così chiamata perché tale figura fu interpretata come l'immagine di uno stregone o forse di uno sciamano. Da notare che l'ingresso della Grotta dello Stregone si trova in una piccola frazione con le case costruite sotto la roccia. Qui è anche possibile salire nelle stanze ricavate nella parete calcarea e che forse servivano da piccolo fortino.

Per terminare la giornata ho visitato una curiosità geologica veramente particolare: la gotta di Maxange. Questa grotta fu scoperta per caso nel 2000 durante i lavori di sfruttamento di una cava di pietre da costruzione. La quantità, la qualità e la varietà delle concrezioni calcaree ne fanno una delle più belle di Francia. Le sue concrezioni eccentriche sono una meraviglia della natura; tali concrezioni si formano per complessi fenomeni legati alla pressione idrostatica e alla capillarità sviluppandosi in tutte le direzioni dando l'impressione di non essere influenzate dalla gravità.

Il giorno seguente è stato in gran parte passato sotto terra. Passata la notte in un albergo di Les Eyzies-de-Tayac-Sireuil, mi alzo al mattino presto, salto la colazione e mi reco di corsa alla biglietteria della grotta di Font de Gaume. Si tratta dell'ultima grotta con decorazioni parietali policrome ancora visitabile in Francia. La grotta si trova in un massiccio calcareo ed è composta da un corridoio lungo circa 120 metri e largo un paio di metri. Tra le figure rappresentate si possono citare uri (grandi bovini ormai estinti), bisonti, renne, mammut e cavalli; sono presenti anche alcune raffigurazioni stilizzate di esseri umani. Particolarmente interessanti alcuni bisonti e un paio di renne, una delle quali lecca la fronte dell'altra. Le esigenze di tutela del luogo impongono di limitare drasticamente l'ingresso alla grotta. Per questo motivo è possibile accedere solamente per piccoli gruppi, al massimo di una dozzina di persone. I gruppi devono anche essere leggermente distaccati per permettere il ripristino delle condizioni ottimali di conservazione della grotta. Infatti l'aria espirata contiene principalmente anidride carbonica che reagendo con il calcare produce calcite. Questa, depositandosi, tende a ricoprire in modo irreparabile tutta la parete. Arrivo al piazzale verso le sette (la biglietteria apre solamente alle dieci) e nel piazzale vi sono già parecchie macchine. Per fortuna gli aspiranti visitatori se ne stanno ancora in macchina e così mi posiziono davanti alla biglietteria per primo. In poco tempo comincia ad arrivare molta gente e verso le otto e trenta, fatto un veloce calcolo del numero di biglietti disponibili (indicato sulla biglietteria), mi rendo conto che per la giornata è già tutto esaurito. Qui si prendono anche i biglietti per la grotta di Combarelles il cui accesso è addirittura maggiormente ristretto. In questa seconda grotta, che si trova ad un paio di chilometri, si ritrova all'incirca lo stesso bestiario, ma qui furono realizzate incisioni e non pitture.

Ho anche visitato il Gouffre de Proumeyssac. Passando attraverso un tunnel, si accede facilmente all'immensa volta sotterranea dalle pareti ornate di una moltitudine di cristallizzazioni dalla densità eccezionale. I giochi di luce e l'accompagnamento musicale completano l'atmosfera originale del sito. La visita di 45 minuti commentata da guide esperte lasciano un ricordo indimenticabile.

L'ultimo giorno delle vacanze in Perigord Nero inizia con la visita del bel Museo della Preistoria di Les Eyzies-de-Tayac-Sireuil, probabilmente uno dei più importanti al mondo per quanto riguarda la preistoria.

Terminata la visita del museo sono andato a vedere la grotta del Grand Roc che é situata a poca distanza di Les Eyzies-de-Tayac-Sireuil in una falesia calcarea che si affaccia sulla Vézère. Di fama internazionale questo capolavoro della natura offre cristallizzazioni naturali famose per la loro diversità: stalattiti, stalagmiti, cannucce, triangoli di calcite e forme eccentriche che sfidano le leggi della gravità.

Le vacanze finiscono con la visita di Lascaux 2. Si tratta della riproduzione della famosa grotta di Lascaux. La biglietteria si trova, per qualche misterioso motivo, in centro a Montignac. L'originale non è più visitabile da decenni e qui è possibile vedere una riproduzione quanto possibile fedele all'originale di questo grandissimo capolavoro dell'arte preistorica. Le pitture hanno uno stile diverso da quelle di Font de Gaume sia per quanto riguarda il disegno che la maestosità delle riproduzioni, anche se i soggetti sono pressoché gli stessi. La sala con i disegni é molto grande e anche questo differenzia le due grotte.

Il Perigord Nero mi è piaciuto moltissimo. Qui si può trovare una grande varietà di attività da svolgere durante le vacanze e consiglio a tutti di andarci senz'altro.

Alcune fotografie

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