Paesi catari
Nel XII secolo si sviluppò nel sud della Francia una religione
cristiana molto critica nei confronti della chiesa cattolica per via
della corruzione morale del clero. Ai fedeli di questa religione venne
dato in seguito il nome di catari. La particolare dottrina seguita dai
catari li portò a rifiutare non solo l'autorità della chiesa cattolica
ma anche quella del re e quando molti signori si convertirono a questa
fede, i
catari ebbero a disposizione castelli e cittadelle per difendersi.
All'inizio del XIII secolo il papa indisse una crociata contro i
catari. L'opportunità di appropriarsi dei beni e dei feudi dei catari
convinse molti signori del nord a partecipare alla crociata. Tutti i
catari furono uccisi e le fortificazioni nelle quali si erano rifugiati
rase al suolo. In seguito, il re di Francia fece erigere delle fortezze
per proteggere la frontiera con il regno di Aragona, alcune delle quali
vennero edificate dove si trovavano le cittadelle catare. A metà del
XVII secolo i re di Francia e Spagna, con il trattato dei Pirenei,
si accordarono per la definitiva appartenenza del Rossiglione alla
Francia. Divenute inutili le fortezze reali vennero abbandonate. Benché
i catari non abbiano lasciato nella Francia del sud nessuna eredità
culturale, il dipartimento dell'Aude, per sfruttare turisticamente la
notorietà della crociata contro gli albigesi, ha creato il marchio
"pays cathare" riunendo sotto un'unica etichetta borghi, castelli e
abbazie che furono teatro della diffusione del catarismo e della
crociata.
Il viaggio dall'Italia è stato impegnativo per via dei molti
chilometri e soprattutto del fortissimo vento che imperversa per tutto
il tragitto. Arrivato nel dipartimento dell'Aude, il primo luogo visitato
è il castello di Queribus, che si trova nel comune di Cucugnan. Questo
castello nel medioevo faceva parte dei possedimenti del conte di
Barcellona, poi divenuto re di Aragona e fu una cittadella catara. Il
castello di Queribus venne più volte rimaneggiato e
fortificato fino al trattato dei Pirenei. Progressivamente
abbandonato, cadde in rovina e solamente nella seconda metà del XX
secolo sono stati intrapresi importanti lavori per salvare quello che
ancora poteva esserlo. Acquistati i biglietti si sale verso il castello
lungo un comodo sentiero. Purtroppo il vento non accenna a diminuire,
anzi appena entrati nella prima cinta muraria ed iniziata la salita
della lunga scalinata che porta in cima ci si trova particolarmente
esposti. In corrispondenza della porta della seconda cinta muraria il
vento che si infila tra le rovine delle fortificazioni e la parete
rocciosa diventa talmente forte che si stenta a rimanere in piedi e
sono costretto a proseguire abbassato per resistere alla forza del
vento. In cima allo sperone roccioso si trovano le costruzioni che
meglio hanno resistito al tempo: alcuni corpi di fabbrica destinati ad
abitazione e magazzini, il torrione ed una torre che contiene una scala
a chiocciola. All’interno del torrione si trova la “sala del pilastro”
un grande ambiente sostenuto da un robusto pilastro che si raccorda con
le nervature della volta in stile gotico formando quasi una palma.
Poco distante, costruito su una cresta
calcarea, c'é il castello di Peyrepertuse, soprannominato "la cittadella
delle vertigini" e la cui parte più antica risale al XI secolo.
Dopo aver acquistato i
biglietti, si raggiunge il castello percorrendo un piccolo sentiero che
attraversando il bosco gira intorno alla collina. Oltrepassate le
rovine di un barbacane si penetra nel cortile, di fronte all'imponente
maschio che pare formare un unico complesso con la cappella. Il
muro di cinta del castello di Peyrepertuse è costruito quasi
interamente sul ciglio della parete rocciosa a strapiombo. Non ho
visitato i corpi di fabbrica edificati nel XIII secolo che si trovano
nella parte
più in alto della cresta rocciosa perché per raggiungerli si deve
percorrere una
scalinata scavata nella roccia a fianco del burrone e purtroppo io
soffro di vertigini.
Oltre a Queribus e Peyrepertuse c'è un terzo castello che si trova
in cima ad uno sperone roccioso: Puilaurens. Tuttavia questo castello,
in questo periodo di inizio primavera, è aperto solamente durante i
fine settimana. Decido di recarmi comunque a Lapradelle-Puilaurens
perché so che lì c'è un'area di sosta per i camper e perché, visto che
siamo a ridosso di un periodo di vacanze scolastiche, è possibile che il
castello sia comunque aperto. L'area di sosta si trova proprio sotto al
castello cosicché ho la possibilità di osservarlo di notte, con la sua
bellissima e coreografica illuminazione. Il giorno seguente lascio il
camper nella piccola frazione di Puilaurens e salgo fino al castello
percorrendo il ripido sentiero che sale nel bosco. Purtroppo, come
previsto, il castello è chiuso e mi devo accontentare di fare alcune
fotografie dall'esterno.
La destinazione seguente è il piccolo borgo di Alet-les-Bains. Il primo
tratto di strada, tra Lapradelle-Puilaurens e Quillan, presenta un
panorama molto bello e vario; si deve anche
attraversare una stretta gola con alte pareti rocciose, chiamata
"défilé de Pierre-Lys". Ad Alet-les-Bains esisteva, probabilmente fin
dal VIII secolo, una importante abbazia. Alla fine del XII secolo
avvenne qui un fatto particolarmente macabro. A seguito della morte
dell'abate il capitolo dell'abbazia aveva nominato un nuovo abate che
non era gradito ad uno dei signori della regione di fede catara;
quest'ultimo attaccò l'abbazia, fece riesumare l'antico abate e fece
eleggere, davanti ad un cadavere, un nuovo abate più favorevole ai
catari. L'abbazia fu elevata al rango di cattedrale all'inizio del
XIV secolo, e fu infine distrutta durante le guerre di religione del
XVI secolo. Oggi ne sono visitabili le imponenti rovine. Anche il borgo
medievale fortificato di Alet-les-Bains conserva interessanti tracce
del passato, tra cui parte della cinta muraria ed una grande quantità
di palazzi dei secoli XIII e XIV a graticcio e a sbalzo.
Per la notte si sosta nel parcheggio del castello di Arques, che
visito il giorno seguente e la cui costruzione risale alla fine del
XIII secolo. Il castello è composto da un muro di cinta che racchiude
il cortile con al centro
l'imponente maschio a pianta quadrata che è molto ben conservato; agli
angoli sono presenti quattro garitte di vedetta ed è composto da
quattro livelli di cui i primi due hanno delle volte a sesto acuto.
All'interno della cinta dovevano
esserci vari corpi di fabbrica. Oggi rimangono due torri agli angoli
del cortile destinate ad abitazione. Una di queste è visitabile e fu
realizzata quasi certamente successivamente al torrione.
Dopo la visita di Arques, si riprende la strada in direzione di
Villerouge-Termenès. Anticamente racchiuso da una cinta muraria il
borgo medievale conserva nel suo centro il castello con pianta
rettangolare e con quattro torri angolari; qui venne bruciato sul rogo
l'ultimo cataro nel XIV secolo. Il castello attuale risale al XIII
secolo, ma venne edificato al posto di un'altra costruzione già
presente alla fine del XI secolo. Il castello faceva parte dei
possedimenti dell'arcivescovo di Narbonne ed era sede del balivo. Dopo
la rivoluzione francese, iniziò il declino del castello che nella
seconda metà del XX secolo era praticamente in rovina. Ora è stato ben
restaurato e all'interno è stata allestita una piccola esposizione che
ripercorre la vicenda giudiziaria che portò l'ultimo cataro sul rogo.
La tappa seguente è il piccolo borgo di Lagrasse e la sua antica
abbazia. Le prime tracce dell'esistenza di una abbazia a Lagrasse
risalgono alla fine del VIII secolo, quando Carlo Magno ne confermò i
diritti e le proprietà. L'abbazia crebbe di importanza nei secoli
seguenti, ma era già in forte declino quando alla rivoluzione
francese fu divisa in due lotti venduti separatamente. La parte
rinascimentale è tornata all'uso monastico all'inizio del XXI secolo
mentre la parte medievale è ora di proprietà del
dipartimento. Ingrandita e modificata innumerevoli volte, gli edifici
che compongono l'abbazia furono edificati tra il XI ed il XVIII secolo e
sono di vari stili architettonici. Praticamente in rovina alla fine del
XIX secolo, sono stati intrapresi importanti lavori di restauro ancora
in corso che hanno restituito al complesso il suo antico splendore.
Tra le parti più interessanti si possono citare la chiesa, il chiostro,
il dormitorio e l'imponente campanile mai ultimato. Non può mancare una
piacevole passeggiata nel centro storico della cittadina.
Per la notte sosto nell'area camper di Fanjeaux, cittadina
medievale che tuttavia non presenta particolari attrattive. Il mattino
seguente vado a visitare le rovine del castello di Saissac. Fin dal X
secolo era presente a Saissac un castello che nel XI secolo venne
infeudato ad una potente famiglia locale i cui discendenti
abbracciarono la fede catara. Il castello attuale è il risultato di
successive campagne di costruzione, avvenute tra il XIII ed il XVII
secolo, con le quali, a seconda delle condizioni del periodo, vennero
migliorate l'abitabilità o le difese. Alla rivoluzione il castello, già
praticamente in rovina, venne utilizzato come cava. Ora il castello è
di proprietà comunale ed in una palazzina restaurata c'è un piccolo
museo che ripercorre la storia delle monete nel medio evo. Un'altra
sezione del museo tratta, attraverso un allestimento più ludico, il
tema dei tesori. Queste due tematiche sono collegate dal ritrovamento,
nella seconda metà del XX secolo, di un tesoro composto da una notevole
quantità di monete risalenti al periodo tra la fine del XII secolo e
l'inizio del XIII, che furono seppellite all'interno di un vaso in un
campo poco fuori il paese.
Nel pomeriggio ho visitato l'abbazia di Saint-Hilaire che esisteva
sin dal VIII secolo. Nel XII secolo, durante la
crociata, i monaci furono sospettati di sostenere l'eresia catara e
pertanto l'abbazia venne saccheggiata. Nei secoli seguenti l'abbazia
ritrovò un periodo di prosperità ma, a causa delle guerre di religione
e della peste, a partire del XVI secolo si trovo in grandi difficoltà
finanziarie, che alla fine
portarono al suo abbandono definitivo ed alla vendita dei fabbricati.
Le parti che ancora possono essere visitate comprendono il
chiostro, l'alloggio dell'abate del XV secolo, nel quale sono stati
recentemente riscoperti e restaurati i soffitti originali, ed il
refettorio dove è presente un seggio di lettura
dall'architettura particolare. Una stretta scala ricavata nello spessore della parete
permette di accedervi. Quando un monaco si sedeva, rimaneva nascosto
e solo la sua voce fuoriusciva dalla
nicchia, in modo che i monaci, durante i pasti, potessero
sentirlo ma non vederlo. Nella chiesa, ora diventata la chiesa
parrocchiale, è conservato il così detto sarcofago di San Sernin,
risalente al XII secolo, di cui si ritiene più probabile si trattasse
di un altare e le cui sculture raccontano la vita dell'evangelista San
Sernin, che fu il primo vescovo di Tolosa, nel III secolo.
Le vacanze nei paesi catari stanno terminando. Lungo la strada del
ritorno, tuttavia, rimane ancora tempo per la visita all'abbazia
di Fontfroide. Fondata nel XI secolo, questa abbazia cistercense
divenne ricca e potente nel XII secolo anche grazie alle molte
donazioni ricevute dai conti di Narbona e di Barcellona. L'abbazia
di Fontfroide fu particolarmente attiva nella crociata contro i
catari che vivevano nella regione e venne infine sciolta durante la
rivoluzione francese. L'esteso complesso fu acquistato all'inizio del
XX secolo da un pittore e dalla moglie, oggi appartiene ai loro
discendenti ed è un museo visitabile.
Alcune fotografie
Qui puoi trovare alcune fotografie del viaggio. Per vedere tutte le
fotografie utilizza l'apposito collegamento nel menu centrale.